Turismo e tecnologia: neuroscienze e intelligenza artificiale guidano i cambiamenti da qui al 2050

2021, festività disastrose per il turismo italiano: a rischio non solo le vacanze di 19 milioni di persone ma anche migliaia di posti di lavoro. L'aumento dei contagi e le restrizioni legate alla pandemia potrebbero costare al settore del turismo - solo nel periodo delle festività invernali - oltre due miliardi di euro di minori consumi, è la stima di Confesercenti. La frenata colpisce il turismo con ricadute anche sulla ristorazione, sulla ricettività, sulle agenzie di viaggio.

Una situazione "devastante", una "tragedia", una "debacle" sono i termini ripetuti da associazioni di categoria per descrivere lo stato del settore, da due anni alle prese con il Covid, mentre imperversa la variante Omicron. Gli operatori del settore non possono fare altro che sollecitare aiuti: dalla proroga della Cig per i lavoratori fino alla revisione di spesa del Pnrr, che destina al turismo 1,8 miliardi di euro, cifra considerata ampiamente insufficiente per risollevare le sorti del comparto.

Se la pandemia porta tecnologia in albergo

Il Covid, però, ci ha messi di fronte a realtà tecnologiche e scenari futuri che coinvolgeranno il mondo dell'accoglienza, dove le macchine e l'intelligenza artificiale gestiranno gran parte di operazioni che poco hanno a che fare con il benessere dei clienti. E anche nel mondo del turismo aumenta la consapevolezza che i cambiamenti appena iniziati evolvono continuamente, a grandissima velocità. Proviamo a fare un salto nel 2050.

“La tecnologia dà, la tecnologia toglie. E, in un momento storico in cui la missione indiana su Marte dell’Indian Space Research costa meno di un film Hollywoodiano su una missione spaziale (la Mars Orbiter Mission è costata 74 milioni di dollari, contro i 108 del film The Martian), l’adozione su larga scala della tecnologia non è neanche più argomento di discussione, ma va comunque calibrata in funzione delle proprie necessità, valori e inclinazioni, sia personali che aziendali”: a dirlo è Simone Puorto, giornalista specializzato in travel tech che ama definirsi “futurista rinascimentale”, autore di Hotel Distribution 2050 - (Pre)visioni sul futuro di Hotel Marketing e Distribuzione Alberghiera, di prossima pubblicazione.

“Nel travel, e soprattutto nell’hospitality, ci troviamo in questo limbo di tecno-analfabetismo: il cambiamento è a portata di mano, ma non abbiamo (ancora) i mezzi intellettuali per accettarlo e adottarlo”, afferma Puorto. Ciò nonostante, con il Covid 19 “anche i più tecnofobici, durante quegli interminabili mesi di quarantena del 2020, hanno dovuto scendere a patti con la tecnologia”.

Solo per fare un esempio, nelle strutture alberghiere “si è registrata un’impennata nell’implementazione di software e hardware contactless/touchless, come chioschi per i self check-in o tecnologie per l’entrata in camera senza chiavi fisiche, senza menzionare la realtà virtuale”, sottolinea il futurista. “Se esiste un effetto positivo della pandemia del 2020, esso è sicuramente l’accelerazione nell’adozione della tecnologia in ogni campo. Il coronavirus ha creato un vero e proprio salto quantico in avanti di almeno dieci anni, se non in termini di qualità della tecnologia, almeno nell’ambito della sua accettazione e adozione da parte di luddisti, tecno-scettici e tecno-pessimisti”.

Argomenti come intelligenza artificiale, attribute-based selling, distribuzione blockchain, realtà aumentata e virtuale, metaverso, turismo spaziale, Web3 e transumanesimo, osserva ancora Puorto, spesso portano chi lavora nel travel a non avere un’idea chiara, seppur necessaria, per comprendere l’attuale situazione del travel e interfacciarsi con le tecnologie future, in modo tale da gestire e sostenere il cambiamento.

Le neuroscienze e le prenotazioni ‘data driven’

Non solo di software e hardware sarà il turismo del futuro, ma potrà far ricorso persino al neuromarketing per percorrere nuove strade e intercettare i bisogni del cliente in tempo reale, con un approccio che si definisce scientifico e data driven.

Da molti anni, si sa, prenotare un viaggio – che sia per lavoro o vacanza - è un’azione che si compie prevalentemente online, grazie ai tanti portali e siti dedicati che ci permettono di scegliere i modi, i tempi, i luoghi del nostro viaggio seduti davanti al computer o tramite smartphone.

“Ogni sito web turistico può essere ottimizzato unendo psicologia, neuroscienze ed esperienza dell’utente”, spiega Luca Vescovi, Ceo di Neuro Web design, azienda veneta di strategie online per il turismo. “A differenza degli strumenti legati al marketing tradizionale, il neuromarketing consente di comprendere e rendere realmente prevedibili le emozioni, le motivazioni e le variabili psicologiche coinvolte nei processi decisionali dei turisti con l’obiettivo di creare una customer experience eccezionale.”

Vescovi è autore, con Stefano Civiero e Nicola Trentin, di “Neuromarketing per il turismo online” (Dario Flaccovio editore), una disciplina che “studia il cervello per prevedere, assecondare e ispirare il comportamento dei consumatori e il loro processo decisionale”, noto anche come neuroscienza dei consumatori (nella prefazione di Andrea Saletti, consulente e formatore di strategie digitali). Frutto dello studio fatto su oltre 1000 persone di diverse nazionalità europee, il manuale sul neuromarketing applicato al turismo non ha per obiettivo “manipolare la volontà dell’utente – tiene a specificare Vescovi - quanto invece quello di motivarlo maggiormente all’acquisto, offrendo esattamente ciò che corrisponde alle sue aspettative”.

L’intero ricavato delle vendite sarà devoluto al laboratorio di intervento riabilitativo Smile (Stella Maris Infant Lab for Early Intervention) di Pisa, che studia le modalità attraverso cui il neonato sviluppa la capacità di elaborare e interagire con l’ambiente che lo circonda e che promuove inoltre la ricerca di strategie innovative di intervento precoce, basate sull’evidenza scientifica, per i bambini che hanno subito un danno cerebrale o con malattie neuroevolutive.